“Lucio Dalla“, 1979
Notte sempre uguale, senza chitarre, da fine carnevale
liscia come un mare d’olio, scura come la rosa di uno scoglio
notte bianca come il vestito di una sposa,
in leggera discesa cosicché il corridore stanco,
si riposa
Dura da masticare a pezzi tra i denti notte da sputare
così noiosa che si addormenta sul divano e mi viene addosso
notte fredda come la mano della morte che prende il cuore mio
eppoi lo butta all’aria, in un fosso
Secca come la testa di una noce, notte senza più voce
misteriosa da capo indiano che col suo cavallo veloce
mi parla da un monte lontano
notte di Praga con forti odori di guerra da passare volando a pochi centimetri sul grano
della mia terra, terra, terra, terra,
Terra non più mia da quando quella notte sei andata via
notte povera e provocante che era da fare in due tenendosi la mano
notte che stai finendo lontano portata via dal rumore di chssà quale aeroplano
notte, notte, notte, nooooooooooo.........