Severino Gazzelloni a Teramo ospite di Antonio e Lia Maestro prova il flauto di Stefano
- 6 aprile 1988: dopo concerto con Severino Gazzelloni che suona il flauto di Stefano Castagna. Sono presenti il M° Dante Valentini, il M° Antonio Castagna e il M° Maurizio Cocciolito.
- April 6, 1988: after concert with Severino Gazzelloni playing the flute of Stefano Castagna. There are M ° Dante Valentini, M ° Antonio Castagna and M ° Maurizio Cocciolito.
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Severino Gazzelloni nacque a Roccasecca, in una povera famiglia. Figlio di un sarto, Giuseppe, che suonava il bombardino nella banda del posto, il piccolo Gazzellone (Severino modificò in seguito il cognome paterno) a sette anni aveva iniziato a suonare il flauto da autodidatta e grazie al padre fu inserito nella banda musicale del paese. Il direttore della banda, tale Giambattista Creati (Napoli 1883 - Cassino 1956), avendo riconosciuto in lui un grande talento, gli insegnò la musica e lo fece suonare nella banda fino all’età di quattordici anni.
In seguito suonò in diverse bande di svariati luoghi e iniziò gli studi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma nell’anno 1934, diplomandosi nel 1942 sotto la guida di Arrigo Tassinari. Durante la seconda guerra mondiale cominciò la carriera musicale esibendosi nell’orchestra ritmo-sinfonica di Alberto Semprini e presso il teatro Odescalchi nella compagnia di avanspettacolo di Erminio Macario. Nel 1944 entrò nell’Orchestra sinfonica della RAI di Roma (allora Orchestra di Radio Roma, diretta da Fernando Previtali), di cui divenne in seguito primo flauto e con la quale collaborò per un trentennio. La sua carriera come solista iniziò ufficialmente nel 1945 con un’avventurosa tournée a Belgrado, ma in Italia debuttò nel 1947, al Teatro Eliseo di Roma, in un recital con l’arpista Alberto Soriani. Tramite Bruno Maderna, qualche anno più tardi, Gazzelloni si avvicinò alla Neue Musik.
Dal 1952 partecipò agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, insegnandovi ininterrottamente il flauto dal 1956 al 1966. In quegli anni strinse rapporti professionali con i maggiori esponenti della nuova avanguardia come Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, Luigi Nono, Franco Donatoni, Olivier Messiaen, John Cage, Luciano Berio e Sylvano Bussotti.
Grazie alla vastità del repertorio, che spaziava dalla musica classica a quella leggera e popolare, e all’abilità unanimemente riconosciuta, Severino Gazzelloni arrivò presto ad avere una grandissima fama, sempre accompagnata da un attaccamento alla propria terra, contribuendo ad una ampia diffusione dello strumento sul territorio italiano.
Per la sua bravura e personalità esecutiva fu attribuito a Gazzelloni il soprannome di “flauto d’oro“, e un flauto d’oro egli effettivamente usava per esibirsi (circondato alla base da una piccola vera di diamanti), costruito a mano esclusivamente per lui da un artigiano tedesco.
Nel 1969 fondò un trio con Guido Agosti ed Enrico Mainardi.
Nel 1976 tenne una serie di concerti in Italia, alternando brani classici, in duo con il pianista Bruno Canino, a interventi jazzistici con Enrico Intra, pianoforte, Giancarlo Barigozzi, sassofono, Sergio Farina, chitarra, Pino Presti, basso elettrico, Tullio De Piscopo, batteria.
La sequenza per flauto solo di Luciano Berio gli fu dedicata dal compositore imperiese.
La sua ultima esibizione venne organizzata per la realizzazione del film di immagine della sartoria Brioni a Palazzo Taverna a Roma, nel 1992. Morirà pochi mesi dopo a Cassino.
Gazzelloni come famoso maestro di flauto fu fonte di ispirazione per molti artisti di jazz, genere e stile che lo stesso Gazzelloni amava e che proponeva come insegnamento nei conservatori. Il musicista jazz Eric Dolphy, che gli dedicò un brano il cui titolo era appunto il cognome dell’artista “Gazzelloni“, nel suo capolavoro Out to lunch, e la flautista classica Abbie de Quant sono tra i suoi allievi più famosi.
Appare, inoltre, in un breve cameo nel film “.“ - Cioè: “...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?“, nei panni di un musicista mendicante.
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