Il Rinascimento in letteratura: introduzione facile e veloce!

Dal punto di vista storico-letterario il periodo delle c.d. “guerre d’Italia” (1494-1559) è denominato Rinascimento. Se è vero però che ogni periodizzazione, sia essa storica o letteraria, è problematica, la nozione di “Rinascimento” solleva ulteriori questioni dal punto di vista della critica. Ciò perché il secolo XVI, in realtà, non presenta delle caratteristiche così unitarie, e soprattutto in letteratura si sono avvicendate tendenze assai diverse e finanche opposte tra loro nel corso di tutto il Cinquecento. Generalmente, possiamo individuare come parte del “Rinascimento” molte delle opere scritte e concepite nel corso della prima metà del secolo, quando – a livello artistico-letterario – si fissarono dei canoni estetici che si rifacevano esplicitamente al modello dei “classici”. Il Rinascimento, cioè, porta a compimento il processo, già avviato dall’Umanesimo, di ripresa dei modelli classici e della loro imitazione anche per quel che riguarda la letteratura in volgare. Il termine “Rinascimento” sta ad indicare non solo la straordinaria fioritura delle lettere e delle arti, che caratterizza la vita delle corti signorili del tempo, ma anche la convinzione di essere gli eredi di una somma altissima di valori: quelli della latinità, integrati da quelli della tradizione italiana, più recenti, ma ormai consolidati; si afferma l’idea che questi valori andavano riproposti e perfezionati. Così sono caratteristici dell’epoca rinascimentale il classicismo formale, il sentimento della bellezza intesa come equilibrio spirituale e ordine intellettuale, una misura delle proporzioni che si estrinseca soprattutto nelle arti figurative. Queste idee, che inizialmente apparvero come sentire comune, si trasformarono presto in codificazioni, dando origine a forme e modelli che imbrigliavano l’arte in ogni sua manifestazione, compresa quella letteraria (in volgare, i canoni furono individuati da Bembo nelle Prose della volgar lingua pubblicato nel 1525). Contro queste concezioni artistico-letterarie si svilupparono altre tendenze, che – riassumendo – possono essere schematizzate, secondo il critico Giulio Ferroni, in tre “culture” differenti: - La cultura della contraddizione, che mantiene molti legami con lo “sperimentalismo” umanistico e che arriva a mettere in luce l’ambivalenza di ogni comportamento, mostrando i limiti di ogni visione unitaria ed assoluta; tra gli autori della contraddizione possiamo citare Machiavelli e Ariosto; - L’anticlassicismo, o antirinascimento o, ancora, controrinascimento, cioè quella cultura che rifiuta totalmente i modelli del classicismo rinascimentale, ricollegandosi a meno note tradizioni folcloristiche e a dialetti e linguaggi marginali ed eterogenei; - Il manierismo, che farà propri i tratti caratteristici del Rinascimento, ma esasperandoli, sottolineandone il carattere artificiale, senza più quella serena nozione del reale che aveva caratterizzato il Rinascimento e – anzi – facendo emergere un nuovo senso di inquietudine esistenziale che deformerà i modelli iniziali scadendo nella bizzarria e nell’artificio formale, come succede nelle opere di Tasso, iniziando un processo che culminerà poi col Barocco. fonti: - Baldi Guido (et. al.) La Letteratura vol. III, Paravia, Torino, 2007. - Ferroni Giulio, Storia della letteratura Italiana. Dal Cinquecento al Settecento, Mondadori, Segrate, 2012. Nella forma attuale e con funzione periodizzante, il termine Rinascimento è entrato nell’uso italiano piuttosto tardi (nel 16° sec. si incontra, semmai, “Rinascita“) e sul modello del francese Renaissance. Il suo significato, a indicare il rinnovamento culturale avvenuto in Italia, può considerarsi consacrato nel celebre Discours préliminaire de l’Encyclopédie, in cui d’Alembert, sintetizzando e sistematizzando concetti elaborati da molto tempo, e ampiamente diffusi nel Settecento, lo imponeva al mondo della cultura, accompagnandolo con una serie di connotazioni destinate a conservarsi a lungo: l’origine della Renaissance collocata nello studio degli antichi, soprattutto dei Greci, e in connessione con la caduta di Bisanzio. In Italia il termine R. non si diffuse tanto per l’influenza del titolo del notissimo 9° vol. della Histoire de France di J. Michelet, La Renaissance (1855), quanto con la traduzione dell’opera di J. Burckhardt, Die Kultur der Renaissance in Italien (1860; trad. it. di D. Valbusa rivista dall’autore, 1876). - fonte: voce online dell’enciclopedia Treccani. N.B. le illustrazioni di Pietro Bembo e di Pietro l’Aretino sono state tratte da ““.
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