Frames From Tibet

Il Tibet è un luogo magico, almeno per noi occidentali.  Il fatto che sia uno dei posti più remoti e meno accessibili del pianeta, ha fatto si che le storie sul suo conto, si trasformassero anche in leggende. Siamo cresciuti con l’idea che tra quelle montagne si nascondesse la più alta forma di spiritualità e meditazione. E per certi versi, forse è così. Ma il Tibet è anche molto altro. Un luogo spesso ostile e inospitale, a causa della sua altitudine. Le strade si diramano attraverso grandi e aridi altopiani, all’ombra di immense vette innevate. La vita, tra queste montagne, non è facile. Da una parte la povertà e le poche possibilità di sviluppo per via della posizione geografica e delle condizioni climatiche, dall’altra il frutto di una storia tumultuosa segnata dall’oppressione. Ma la vita, oltre i metri di altezza, esiste e continua a scorrere. Nel 2017 sono stato in Tibet e a distanza di sei anni, mettendo ordine nell’hard disk, ho ritrovato queste immagini, mai montate. Sono luoghi. Sono volti. Sono gli abitanti delle grandi città e dei piccoli villaggi che vivono sotto la magica e mistica atmosfera di questo strano luogo. Rivedendo i loro visi, mi è tornata in mente la frase con cui Peter Hopkirk conclude il suo libro “Alla conquista di Lahsa“: “E’ difficile non sentire una qualche solidarietà per questo popolo gentile e da tempo sofferente, che ha sempre chiesto una sola cosa al mondo esterno: di essere lasciato in pace“.
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