Giulietto Chiesa sul 5G: “Dobbiamo difendere il nostro territorio“

Nella seconda parte dell’incontro con il giornalista Giulietto Chiesa, avvenuto a Fermo lo scorso 28 dicembre e moderato dal direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni, si sono toccati grandi temi di attualità. Primo fra tutti la crisi mediorientale. La causa scatenante di quello che Chiesa ha definito come “l’eterno focolaio” è la pretesa dell’Occidente, Stati Uniti in primo luogo, di potersi “impadronire delle risorse energetiche tradizionali”. L’oro nero, il petrolio, su tutti, di cui il vicino Oriente è il primo esportatore mondiale. La costante instabilità di quell’ampia area geografica è dovuta, secondo il fondatore di Pandora Tv, proprio al tentativo dei così detti “padroni universali” di garantirsi l’approvvigionamento di queste risorse, ragione per cui “chi si oppone a tutto questo viene definito un nemico, come l’Iran e il Venezuela. Fino a quando il sistema non avrà il controllo di tutto il Medio Oriente questo resterà un focolaio di guerra”. Altro punto sensibile di attualità preso in analisi è l’evoluzione dei sistemi tecnologici moderni. In particolare grande attenzione è stata riposta dal giornalista sulla quinta generazione della connettività, chiamata 5G, di cui in questi tempi si fa un gran parlare che permetterà prestazioni e velocità molto più elevate dell’attuale tecnologia 4G/IMT-Advanced. Questa innovazione, però, anche se renderà la quotidianità dell’essere umano più “semplice“ e immediata, provocherà gravi conseguenze. “Con l’arrivo del nuovo sistema Wi-fi avremmo un milione di device collegati per chilometro quadrato - ha affermato Chiesa - in quanto ognuno di noi diventerà un trasmettitore. Senza contare i rischi per la salute di cui nessuno ci parla. Siamo dentro un sistema tecnologico - ha aggiunto - che sta procedendo per accelerazioni successive. Stanno accellerando tutto senza evolverci”. Infine Giulietto Chiesa ha raccomandato ai giovani del movimento culturale internazionale Our Voice presente in sala di “difendere il proprio territorio per non essere colpiti”. “Difendere il proprio territorio - ha precisato - significa difendere il nostro cervello, quindi i nostri pensieri, il nostro corpo e i luoghi dove viviamo. Per far fronte a tutto ciò - ha concluso - dovremmo creare numerosi punti di resistenza culturali e quindi creare un sistema di popolo che reagisce”.
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